persona costretta ad abbandonare la sua terra, il suo paese, la sua patria in seguito a eventi bellici, a persecuzioni politiche o razziali, oppure a cataclismi come eruzioni vulcaniche, terremoti, alluvioni, ecc.
Tra gli esempi citati dal dizionario vi sono anche i veneti nella Prima Guerra Mondiale.
Con l’ingresso in guerra dell’Italia (1915), le operazioni militari messe in atto sul fronte orientale comportarono l’esodo di centinaia di migliaia di civili, che trovarono accoglienza nelle retrovie, prima di essere redistribuiti su tutto il territorio nazionale. Tale fenomeno subì una netta accelerazione dopo la disfatta di Caporetto (24 ottobre-12 novembre 1917), che rappresentò un importante momento di cesura non solo nell’andamento del conflitto, ma anche nella gestione dei profughi di guerra e nella percezione stessa della loro particolare condizione di esuli.
L’imponente massa di uomini, donne e bambini in fuga dal Trentino, dal Friuli e dal Veneto fu sostenuta da un sistema assistenziale fino ad allora inedito per lo Stato italiano, che richiese la mobilitazione degli enti locali e delle comunità ospitanti, nonché dell’articolata rete associativa operante a livello provinciale.
Il parmense accolse alcune migliaia di questi profughi – nel novembre del 1918 se ne conteranno circa 8.000 – distribuiti in buona parte in colonie sparse nei comuni della provincia. L’accoglienza e la gestione assistenziale degli esuli, in un contesto reso sempre più precario dalle ristrettezze della guerra, si articolò tra problemi pratici, diffidenze reciproche e retorica patriottica.
Questa mostra virtuale – che anticipa l’uscita del volume di Alessandra Mastrodonato e Domenico Vitale “I profughi della Grande guerra nel parmense”, edito da Mup editore – attraverso l’uso di documenti d’archivio e di numerose fonti a stampa e iconografiche, offre un breve spaccato di questa esperienza: l’organizzazione del sistema assistenziale, i problemi di integrazione, la vita all’interno delle colonie, la rappresentazione e l’auto-rappresentazione dei profughi, la questione del ritorno, ecc.
Ad arricchire i pannelli, alcune illustrazioni dei giovani artisti dell’Associazione culturale L’Abc.
Illustrazione di Caterina De Nisco (Associazione L’Abc)