Dall’ingresso nel conflitto a Caporetto

La Prima Guerra Mondiale coinvolse ogni aspetto della vita civile, militare e politica degli Stati che da essa furono devastati.

Dopo aspri dibattiti tra interventisti e neutralisti, l’Italia prese parte al conflitto solo in un secondo momento, il 24 maggio 1915. Rompendo la sua precedente alleanza con gli Imperi Centrali (Austria-Ungheria e Germania), essa passò al fianco della Triplice Intesa (Francia, Gran Bretagna e Russia) e cominciò la mobilitazione bellica. Tra le ragioni del coinvolgimento italiano nel conflitto vi era la volontà di “riconquistare” le terre irredente.

Dopo la dichiarazione di guerra all’Austria, venne creato un fronte che seguiva il corso del fiume Isonzo, lungo le frontiere alpine e nella regione del Carso.

Fronte italiano 1915-1918 Fronte italiano 1915-1918

Nel 1915 il Regio Esercito tentò più volte di sfondare le linee nemiche, riportando numerose perdite a fronte di un modesto avanzamento territoriale. L’anno successivo le armate austriache risposero con un contrattacco, la Strafexpetion, “spedizione punitiva” contro l’ex-alleato traditore.

A partire da questo momento, si intensificò il flusso delle popolazioni che dai territori coinvolti dalle operazioni militari si spostavano verso le retrovie, in fuga dalle violenze del conflitto e dalle penurie dello stato di guerra.

Il 24 ottobre 1917 cominciò lo sfondamento austro-tedesco, che portò alla cosiddetta disfatta di Caporetto. Essa ebbe conseguenze di tipo:

  • militare: venne occupato un vasto territorio che andava da Caporetto fino al Piave e l’esercito italiano, privo di ordini chiari, si disperse;
  • politico: di fronte al fatto compiuto di una disastrosa gestione del conflitto, il Presidente del Consiglio Paolo Boselli si dimise e il 30 ottobre si insediò un nuovo governo guidato da Vittorio Emanuele Orlando;
  • sociale: una fiumana di civili fuggì dal fronte in fiamme, lasciandosi alle spalle città deserte e in preda al saccheggio ad opera di compatrioti e nemici.

Dalle terre invase, così come dalle province “irredente”, una massa di profughi in cerca di sicurezza o spinta da altre necessità si trasferì, così, in altre parti di Italia. Tra cui Parma.